Il Value Proposition Canvas è diventato uno strumento fondamentale per startup, imprenditori e manager che vogliono assicurarsi di offrire ai clienti ciò di cui hanno realmente bisogno. In questo post voglio offrirti una piccola guida nella quale esploreremo cos’è esattamente il Value Proposition Canvas, com’è strutturato nelle sue varie sezioni, come compilarlo passo dopo passo, quali vantaggi offre e quali limiti presenta. Infine, ti fornirò 10 esempi pratici e realistici di Value Proposition Canvas applicati ad altrettante startup fittizie – valide come mero esempio – in settori diversi (tecnologia, sanità, educazione, moda, turismo, food & beverage, logistica, energia, fintech, intrattenimento), con tanto di tabelle che illustrano ogni componente.
Se sei uno startupper, un innovatore o un manager, prosegui nella lettura per scoprire come il Value Proposition Canvas può aiutarti a progettare prodotti e servizi che i clienti desiderano davvero e a evitare di sprecare tempo e risorse in idee poco allineate al mercato.
Che cos’è il Value Proposition Canvas?
Il Value Proposition Canvas (VPC) è un framework strategico sviluppato da Alexander Osterwalder (co-autore del Business Model Canvas) per assicurare che un prodotto o servizio sia progettato attorno a ciò che il cliente realmente valorizza e necessita. In altre parole, serve a mettere a fuoco il “fit” tra ciò di cui ha bisogno uno specifico segmento di clientela e ciò che l’azienda offre loro in termini di proposta di valore .
Il Value Proposition Canvas è composto da due elementi principali – il Profilo del Cliente e la Mappa del Valore – che rappresentano rispettivamente il cliente (con i suoi bisogni, problemi e desideri) e la proposta dell’azienda (prodotti/servizi e come questi creano valore).
Introdotto nel 2014 come estensione del Business Model Canvas, il Value Proposition Canvas si concentra in particolare su due blocchi di quel modello: segmenti di clientela e proposte di valore. Lo scopo è fornire un modo semplice e pratico per verificare se le nostre ipotesi sul valore offerto corrispondono davvero alle esigenze del cliente target.
In contesti startup si parla spesso di product-market fit (o problem-solution fit): la VPC aiuta proprio a lavorare in maniera sistematica verso questo obiettivo. Come spiega Osterwalder, cofondatore di Strategyzer:
“Il goal della Value Proposition Canvas è aiutarti a progettare proposte di valore che combacino con i bisogni e i job-to-be-done del cliente, aiutandolo a risolvere i suoi problemi. È ciò che nel mondo startup si chiama product-market fit o problem-solution fit. La Value Proposition Canvas ti aiuta a lavorare verso questo fit in modo più sistematico”
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In sintesi, la Value Proposition Canvas è uno strumento visuale e collaborativo che permette al tuo team di chiarire meglio chi è il cliente, cosa cerca di fare o ottenere, quali problemi incontra, e come la tua offerta lo aiuta realmente. È stata adottata in molte organizzazioni e startup a livello globale proprio perché mette al centro il cliente ed è relativamente semplice da utilizzare. Prima di approfondire i suoi vantaggi, vediamo com’è strutturata nel dettaglio.
Com’è fatto il Value Proposition Canvas (sezioni e struttura)
Il Value Proposition Canvas si presenta come un diagramma suddiviso in due parti specularieducationmarketing.it: da un lato il Profilo del Cliente (Customer Profile), in cui delineiamo le caratteristiche del cliente target; dall’altro la Mappa del Valore (Value Map), in cui descriviamo come il nostro prodotto/servizio genera valore per quel cliente. Ciascuna parte è a sua volta articolata in tre sezioni specifiche. Esaminiamole una per una.
Profilo del Cliente (Customer Profile)
Il Profilo del Cliente descrive in modo empatico e approfondito un segmento di clientela specificoeducationmarketing.it.
L’obiettivo è mettersi nei panni del cliente e identificarne:
- Customer Jobs (Attività/Obiettivi del cliente): sono i compiti, le attività e gli obiettivi che il cliente sta cercando di svolgere o raggiungere nella sua vita o lavoroeducationmarketing.it. In pratica, rappresentano ciò che il cliente vuole fare, il bisogno che cerca di soddisfare o il problema che sta cercando di risolvere. I “job” possono essere di natura funzionale (es. svolgere una certa operazione), sociale (es. migliorare il proprio status) o emotiva (es. sentirsi sicuro o soddisfatto)educationmarketing.itrelativimpact.com. Esempio: per un cliente “automobilista”, un suo job potrebbe essere “spostarsi quotidianamente al lavoro in modo rapido e confortevole”. È importante riconoscere che i customer job non sono solo funzionali ma hanno anche dimensioni sociali ed emotiverelativimpact.com, come sottolinea Christensen et al. (2016) nella teoria dei Jobs-to-be-done.
Pains (Problemi/Punti dolenti): sono tutto ciò che infastidisce o ostacola il cliente prima, durante o dopo aver cercato di svolgere un jobeducationmarketing.it. In altre parole, i pains descrivono le esperienze negative, le frustrazioni, i rischi e gli ostacoli che il cliente incontra in relazione ai suoi jobmooncamp.com. Possono essere problemi pratici (es. “il traffico mi fa perdere tempo ogni mattina”), difficoltà economiche (“il carburante costa troppo”), emotive (“guidare nel traffico mi stressa”), oppure rischi percepiti (“potrei avere un guasto e restare bloccato”). I pain includono anche i possibili risultati negativi se il job va male o non viene completatoeducationmarketing.it. L’idea è di elencare tutte le “spine nel fianco” del cliente relative a quel job.
Gains (Benefici/Vantaggi attesi): sono i risultati positivi, i benefici e i desideri che il cliente vorrebbe ottenereeducationmarketing.it. In pratica descrivono cosa farebbe felice il cliente in relazione ai job: quali vantaggi si aspetta o spera? Alcuni gains sono richiesti esplicitamente dal cliente, altri sono semplicemente attesi o desiderati, altri ancora possono sorprenderlo positivamenteeducationmarketing.it. I gains possono includere utilità funzionali (es. “risparmiare 30 minuti di tempo sul tragitto”), benefici sociali (“arrivare in ufficio con un’immagine professionale”), emozioni positive (“sentirsi rilassato durante il viaggio”), oppure vantaggi finanziari (“spendere meno di carburante”)educationmarketing.it. In sostanza, i gains rappresentano tutto ciò che il cliente valuta positivamente e che aumenterebbe la sua soddisfazione.
Quando compiliamo il Profilo del Cliente, dunque, cerchiamo di esplicitare i suoi Job principali, i Pains correlati e i Gains desiderati, basandoci il più possibile su osservazioni e ricerche di mercato (interviste, survey, ecc.). È cruciale ricordare che quanto inseriamo in questa sezione sono ancora ipotesi sul cliente: devono poi essere verificate e validate con i clienti realimeliusform.it. Ma intanto, questo esercizio ci dà una “mappa mentale” del cliente target.
Mappa del Valore (Value Map)
La Mappa del Valore descrive come intendiamo creare valore per il cliente delineato nel Profiloeducationmarketing.iteducationmarketing.it. È, per così dire, la parte “azienda” che deve collegarsi alla parte “cliente”. Nella Value Map indichiamo: i prodotti e servizi che offriamo, e in che modo questi fungono da “pain reliever” e “gain creator”, cioè risolvono problemi e generano benefici.
In particolare, la Mappa del Valore si suddivide in:
Products & Services (Prodotti e Servizi): un elenco di tutto ciò che offriamo al clienteeducationmarketing.it. Può includere prodotti fisici, servizi, funzionalità, pacchetti, qualsiasi elemento costitutivo della nostra proposta di valore. Immaginiamolo come l’insieme di elementi in vetrina che il cliente può vedere e acquistareeducationmarketing.it. È importante notare che i prodotti/servizi in sé non creano valore isolatamente, ma solo in relazione a uno specifico segmento di clienti e ai suoi Jobs, Pains e Gainseducationmarketing.it. Perciò, questo elenco va pensato strettamente in funzione del cliente target che stiamo analizzando. Esempio: per un’azienda di mobilità, l’offerta potrebbe includere “un servizio di car sharing con auto elettriche, un’app mobile per prenotare l’auto, e un abbonamento mensile tutto incluso”.
Pain Relievers (Riduttori di difficoltà): descrivono come i nostri prodotti e servizi alleviano o eliminano i problemi specifici del clienteeducationmarketing.it. In pratica, per ogni pain individuato nel Profilo del Cliente dovremmo pensare a una soluzione o caratteristica della nostra offerta che lo risolve o lo attenua in modo significativomeliusform.it. I pain relievers esplicitano il modo in cui intendiamo ridurre le frustrazioni, eliminare ostacoli e minimizzare rischi per il clienteeducationmarketing.it. Ad esempio, se uno dei pain è “il traffico causa ritardi e stress”, un pain reliever potrebbe essere “servizio di car sharing con corsie preferenziali o possibilità di ride pooling per usare corsie dedicate”, oppure “niente pensiero del parcheggio perché incluso”. Dobbiamo essere specifici: ogni pain reliever deve collegarsi chiaramente a uno o più pain del cliente, mostrando come la nostra offerta fa da “aspirina” per quel problema.
Gain Creators (Generatori di vantaggi): descrivono come i nostri prodotti e servizi creano benefici e risultati positivi per il clienteeducationmarketing.it. Corrispondono ai modi in cui intendiamo far ottenere al cliente i vantaggi desiderati, superare le sue aspettative o sorprenderlo positivamenteeducationmarketing.iteducationmarketing.it. Ogni gain creator dovrebbe collegarsi ai gains identificati nel Profilo del Cliente. Ad esempio, se un gain atteso è “risparmiare denaro nel tragitto”, un gain creator potrebbe essere “tariffe più economiche rispetto all’uso dell’auto privata, con risparmio del 20%”. Oppure, se il gain desiderato è “viaggio confortevole e rilassante”, un gain creator potrebbe essere “auto sempre pulite e dotate di Wi-Fi e musica a scelta”. In sostanza, i gain creators delineano come la nostra offerta produce quei benefici funzionali, sociali, emotivi o finanziari che il cliente apprezzaeducationmarketing.it. Anche qui, occorre essere mirati: ogni gain creator deve effettivamente generare un valore percepibile dal cliente in relazione ai suoi bisogni.
In fase di compilazione, spesso si procede così: prima si elenca tutto ciò che offriamo (prodotti/servizi), poi si ragiona per ciascun elemento su quali pain allevia e quali gain genera. Tuttavia, nulla vieta il percorso inverso: prendere ogni pain e gain del cliente e pensare con quali specifiche soluzioni possiamo rispondervi. L’importante è che, alla fine, si possa tracciare una chiara corrispondenza: se c’è un pain importante del cliente, dovremmo avere nella nostra mappa almeno un pain reliever correlato; e per ogni gain rilevante atteso dal cliente, dovremmo offrire un gain creator che lo indirizzameliusform.it. Quando riusciamo ad allineare efficacemente i due lati – ovvero i problemi del cliente trovano risposta nelle nostre soluzioni e i desideri del cliente trovano soddisfazione nella nostra proposta – abbiamo raggiunto quello che Osterwalder chiama fiteducationmarketing.it.
In sintesi: Il Profilo del Cliente ci dice chi è il nostro cliente e cosa vuole/fà/prova, la Mappa del Valore ci dice cosa offriamo e come crea valore. La potenza del VPC sta nel rendere queste connessioni ben visibili: se notiamo che alcuni bisogni del cliente rimangono scoperti dalla nostra offerta, o che stiamo offrendo qualcosa che in realtà non risolve alcun problema rilevante, avremo preziose indicazioni su dove concentrare i nostri sforzi di innovazione.
Come si compila il Value Proposition Canvas (istruzioni passo-passo)
Vediamo ora come compilare concretamente un Value Proposition Canvas, passo dopo passo. Idealmente questo è un processo da fare in squadra, coinvolgendo persone che conoscono bene i clienti e persone che conoscono bene i prodotti, così da avere diverse prospettive. Procedi in questo modo:
Definisci il segmento di clientela target: parti individuando con precisione chi è il tuo cliente. Può trattarsi di una persona specifica (es. “Maria, 35 anni, project manager in una PMI tecnologica”) o di un archetipo di segmento (es. “project manager di PMI tech, 30-40 anni”). Più concreto sei nel delineare il segmento, meglio riuscirai a riempire la canvas in modo utile. Importante: concentrati su un segmento alla volta. Se la tua azienda ha segmenti di clientela diversi, dovresti compilare Canvas separati per ciascuno, anziché mescolarli tutti insiemestrategyzer.com. Ad esempio, se hai utenti finali e anche clienti aziendali, questi avranno Jobs, Pains e Gains molto differenti – eviterai confusione trattandoli su mappe distinte.
Mappa i Customer Jobs, Pains e Gains del cliente: ora compila il Profilo del Cliente. Puoi usare post-it o liste bullet. Elenca:
I Jobs del cliente – cosa sta cercando di fare, quali attività deve svolgere, quali obiettivi vuole raggiungere. Includi sia aspetti funzionali che motivazioni più emotive o sociali (es: “voglio svolgere X in meno tempo per potermi dedicare di più alla famiglia” combina un job funzionale con una motivazione personale).
I Pains – tutti i problemi, ostacoli, timori e frustrazioni che il cliente sperimenta in relazione a quei Jobs. Chiediti: cosa rende difficile o spiacevole per il cliente svolgere queste attività? Cosa lo irrita, costa troppo, lo rallenta o lo preoccupa?
I Gains – i benefici, i risultati ideali e i desideri del cliente. Cioè: cosa renderebbe felice il cliente? Cosa spera di ottenere o migliorare? Quali caratteristiche di valore apprezzerebbe davvero?
Cerca di essere dettagliato ma anche specifico: evita affermazioni vaghe come “vuole essere felice” e preferisci “vorrebbe un risparmio di almeno 1 ora al giorno”. Non basarti solo su supposizioni interne, ma integra veri dati e feedback dei clienti se ne disponimooncamp.com. Un errore comune è presumere di sapere cosa vuole il cliente senza averlo mai validato: per quanto possibile, supporta ogni Job/Pain/Gain con evidenze (interviste clienti, survey, ricerche di mercato). Questo renderà la Canvas molto più solida e utile. E ricorda: quanto metti qui dentro è ipotetico finché non viene confermato – sono “assunzioni” sul cliente da tenere poi verificatemeliusform.it.
Elenca i prodotti/servizi offerti e associa Pain Relievers & Gain Creators: ora passa alla Mappa del Valore. Fai l’inventario di tutto ciò che offri al segmento di clientela in esame: prodotti fisici, servizi, funzionalità, elementi dell’offerta. Per ciascun elemento (o gruppo di elementi), ragiona in che modo crea valore per quel cliente. In particolare:
Come allevia uno o più dei Pains elencati? Quali caratteristiche o soluzioni offerte riducono le difficoltà del cliente? Elenca i relativi Pain Relievers accanto a ogni problema che sei in grado di risolveremeliusform.it.
Come genera o abilita uno o più dei Gains desiderati? Quali aspetti della tua proposta producono benefici concreti per il cliente? Elenca i Gain Creators corrispondenti ai vantaggi attesi che puoi forniremeliusform.it.
Questo passo è il cuore creativo del Canvas: stai essenzialmente collegando ogni problema del cliente a una soluzione nella tua offerta e ogni desiderio del cliente a un beneficio che la tua offerta crea. Potresti scoprire di dover aggiungere o modificare qualcosa della tua offerta per coprire un pain/gain importante – il che è esattamente uno degli scopi del VPC! Assicurati di essere specifico: per esempio, non limitarti a dire “servizio clienti allevia il pain di non capire come funziona il prodotto”, ma specifica “manuale d’uso chiaro + tutorial video riducono la frustrazione iniziale nell’uso del prodotto”. Più i pain relievers e gain creators sono mirati e concretimooncamp.com, più il Value Proposition Canvas ti sarà d’aiuto nel progettare e comunicare la proposta di valore.
Verifica l’allineamento (Product-Market Fit): a questo punto dovresti avere un profilo cliente pieno di post-it (jobs, pains, gains) e una mappa del valore con post-it corrispondenti (prodotti/servizi, pain relievers, gain creators). Ora chiediti: c’è corrispondenza? Controlla sistematicamente ogni elemento:
Ogni pain rilevante del cliente trova effettivamente una soluzione nella nostra offerta? Se ci sono Pains scoperti, potrebbe essere un segnale di qualcosa che il cliente considera importante ma a cui non stiamo dando risposta (o un’opportunità per sviluppare una nuova soluzione).
Ogni gain importante atteso dal cliente viene generato (almeno in parte) da qualcosa che offriamo? Se ci sono Gains non indirizzati, chiediti se sono fuori dal nostro scope o se potremmo integrare qualche caratteristica per coprirli.
D’altro canto, guarda ogni elemento della tua offerta: riesci a collegarlo a un pain o gain specifico? Se trovi cose che offri ma che non rispondono ad alcuna esigenza concreta del cliente, potresti valutare se hanno davvero valore o se comunicare meglio al cliente perché gli dovrebbero importare.
L’obiettivo è raggiungere quello che Osterwalder chiama fit: una corrispondenza chiara tra i due lati della canvasmeliusform.it. Idealmente, dovresti poter tracciare linee (sul canvas stampato) che collegano ogni pain con almeno un pain reliever e ogni gain con almeno un gain creator. Se questo accade e i collegamenti hanno senso, la tua Value Proposition inizia ad essere molto forte. In caso contrario, hai davanti a te una mappa delle aree da migliorare.
Un esempio noto di fit: Airbnb ottenne successo perché riuscì a collegare perfettamente i pains dei viaggiatori (costo alto degli hotel, poca autenticità, difficoltà a trovare alloggi last-minute) con pain relievers nella sua offerta (camere/appartamenti a prezzi più bassi, esperienza locale autentica, piattaforma rapida per prenotare all’ultimo) e i gains desiderati (risparmio di denaro, esperienza di viaggio unica, varietà di scelta) con gain creators (prezzi competitivi, vasta scelta di alloggi locali, sistemi di recensioni per fiducia)mooncamp.com. Questo allineamento preciso tra bisogni del cliente e offerta è ciò che ogni startup dovrebbe ricercare.
Itera e valida con i clienti: il Value Proposition Canvas non è “una e fatta”, ma uno strumento dinamico. Dopo aver compilato e ipotizzato il fit, il passo successivo è andare sul campo: testa queste ipotesi direttamente con i clienti. Conduci interviste, lancia MVP (prodotti minimi funzionanti) o prototipi, raccogli feedback su quanto la tua proposta di valore risuona realmente. Utilizza ciò che impari per raffinare continuamente la canvasmooncamp.com. Magari scoprirai che un pain era meno sentito di quanto pensassi, o che i clienti apprezzano un gain cui non avevi dato peso. Aggiorna di conseguenza Jobs, Pains, Gains e modifica/aggiungi Pain Relievers e Gain Creators. Questo ciclo iterativo ti aiuta a rimanere allineato col mercato anche quando le condizioni cambiano. Un altro aspetto spesso trascurato è la concorrenza: assicurati di considerare anche le alternative che il cliente ha (concorrenti diretti e soluzioni esistenti) per evidenziare ciò che differenzia la tua propostamooncamp.com. La Business Model Canvas classica non include la concorrenza, e anche la VPC tende a essere interna al binomio cliente-prodotto, ma tu mentalmente inserisci il contesto competitivo per capire meglio se stai offrendo abbastanza valore rispetto agli altriessay.utwente.nl. In breve, non innamorarti della prima versione della tua Canvas: usala come documento vivo, da migliorare con nuove informazioni. Gli autori della VPC sottolineano proprio che ogni ipotesi va testata e validata, e lo stesso va fatto per ogni segmento targetmeliusform.it. Questa disciplina di iterazione continua riduce il rischio di andare sul mercato con una proposta che non interessa o non convince, aumentando le probabilità di successo della tua startup.
Consiglio: coinvolgi il tuo team nel compilare la Canvas, magari in un workshop. Ognuno può contribuire con insight diversi sui clienti o sul prodotto. La VPC infatti favorisce un linguaggio comune nel team su come create valore, aiutando tutti a essere allineati sulla visione cliente-centricavbn.aau.dk. Spesso emergono discussioni fruttuose su cosa davvero conta per il cliente o su come migliorare il prodotto. Una volta completata e validata, la Value Proposition Canvas può anche servire come base per comunicare efficacemente la proposta di valore a investitori, partner o nuovi membri del team.
Vantaggi e svantaggi dell’utilizzo del Value Proposition Canvas
Come ogni strumento manageriale, anche il Value Proposition Canvas presenta pro e contro. È utile conoscerli per sfruttarlo al meglio e con cognizione di causa. Di seguito elenchiamo i principali vantaggi riscontrati nell’uso della VPC e alcune limitazioni o critiche da tenere a mente.
Vantaggi (perché usarla)
Approccio Customer-Centric: il VPC costringe a partire dal cliente prima che dal prodotto. Questo aiuta a focalizzarsi sui reali bisogni e problemi del cliente, evitando di innamorarsi di soluzioni tecniche fine a sé stesseintrapreneurnation.com. In altre parole, promuove l’empatia verso il cliente e aumenta la probabilità di creare qualcosa che il mercato desidera davvero. Un team che utilizza la VPC “pensa prima al cliente”, il che è un antidoto contro il fallimento di prodotti che non incontrano domanda.
Chiarezza e semplicità visuale: il Canvas è uno schema semplice da comprendere e usare anche per team non abituati a strumenti complessiintrapreneurnation.com. Grazie alla sua forma visuale, rende immediatamente chiaro quali elementi creano valore e quali no. Può essere stampato in grande formato e usato con post-it, facilitando workshop interattivi. La semplicità lo rende adatto a startup in early stage ma anche a team aziendali più grandi: tutti possono contribuire e capire il quadro generale in un colpo d’occhio.
Verifica rapida del Product-Market Fit: compilando la VPC, emergono subito eventuali disallineamenti tra prodotto e bisogni del cliente. È uno strumento efficace per testare e raffinare la propria proposta di valore in fase di ideazioneinteraction-design.org. Può prevenire il lancio di prodotti basati su supposizioni errate, perché spinge a validare ogni elemento. In sostanza, funge da “check-list” strutturata per assicurarsi di aver considerato tutti gli aspetti chiave della value proposition in relazione al clientevbn.aau.dk.
Allineamento del team e comunicazione interna: il VPC crea un linguaggio comune nel team riguardo al valore offertovbn.aau.dk. Definire insieme i Jobs, Pains e Gains dei clienti e concordare i Pain Relievers/Gain Creators della soluzione aiuta a far sì che tutti – dal marketing allo sviluppo prodotto – abbiano la stessa visione. Ciò migliora la comunicazione interna e la coerenza delle decisioni. Inoltre, avere un canvas chiaro facilita la comunicazione esterna: ad esempio, può aiutare a articolare in modo convincente il value proposition statement verso investitori, partner o nei materiali di marketingmooncamp.com.
Guida per l’innovazione e lo sviluppo prodotto: mantenere il VPC aggiornato mano a mano che si raccolgono feedback consente di identificare rapidamente opportunità per innovare. Se noti nuovi pains nei clienti, puoi cercare nuove soluzioni (pain relievers) da sviluppare. Se emergono nuovi gains desiderati, puoi pensare a come crearli. In questo senso la VPC è un strumento “vivo” di strategia: offre insight strategici su come migliorare l’offerta in base al mercatomooncamp.com. Molte aziende la usano per orientare i roadmaps di prodotto, assicurando che ogni nuova feature sia legata a un valore per il cliente.
Riduzione del rischio e aumento soddisfazione clienti: concentrarsi sui bisogni del cliente e iterare la proposta di valore riduce il rischio di flop di mercatomooncamp.commooncamp.com. Un prodotto sviluppato con un occhio costante al VPC avrà più probabilità di incontrare il favore dei clienti, generando maggiore soddisfazione e fidelizzazione. In pratica, la VPC aumenta la qualità delle decisioni di business development, perché ogni scelta è ancorata a un insight sul cliente. Questo porta a soluzioni più mirate e, in ultima analisi, clienti più contenti.
Svantaggi (limiti e criticità)
Focalizzazione limitata (rischio “prodotto-centrismo”): Paradossalmente, se usato male il Canvas può portare a una visione troppo ristretta. Un limite segnalato è che tende a concentrarsi su prodotto/cliente in isolamento, trascurando altri fattori della proposta di valore come il prezzo, il modello di revenue, la distribuzione, il branding o l’esperienza complessivaintrapreneurnation.com. In realtà queste componenti (prezzo, canali, brand) sono coperte in altri blocchi del Business Model Canvas, ma nella VPC pura potrebbero passare in secondo piano. Dunque, c’è il rischio di ottimizzare la value proposition sul piano funzionale ma ignorare che magari il problema per il cliente è, ad esempio, un prezzo troppo alto o una difficoltà a reperire il prodotto. Soluzione: usare la VPC insieme ad altri strumenti (BMC completo) e non dimenticare contesto e leva del prezzo.
Difficoltà nel catturare valori intangibili: Alcuni tipi di valore sono più difficili da rappresentare in una VPC. Ad esempio, il valore emozionale o di status di un brand di lusso può sfuggire allo schema perché i pains e gains tendono a essere più tangibili. Un cliente compra una borsa Gucci non solo per la funzionalità (portare oggetti) ma per status, prestigio ed emozione – elementi che il Canvas fatica a esplicitare se non si è bravi a formularliintrapreneurnation.com. Il rischio è di sottovalutare componenti emotive, estetiche o di immagine della proposta. Per ovviare, bisogna fare uno sforzo cosciente di includere tra i Job/pains/gains anche quelli emozionali/sociali (es: “desiderio di sentirsi esclusivo”) e tra i gain creators corrispondenti quelli immateriali (es: “aumenta il prestigio sociale percepito”). Non è impossibile, ma richiede sensibilità.
Non adatto a scenari B2B molto complessi: In contesti B2B con molti stakeholder coinvolti (es. vendita di un macchinario industriale usato dall’operatore ma deciso dal manager), una singola Value Proposition Canvas potrebbe non riuscire a rappresentare bene la differenza di prospettiveintrapreneurnation.com. L’operatore macchinario ha i suoi pains/gains (facilità d’uso, sicurezza, efficienza) mentre il manager che decide l’acquisto ne ha altri (ROI, costo manutenzione, affidabilità)intrapreneurnation.com. In casi simili bisogna creare più Canvas (una per persona/stakeholder) oppure accettare che il Canvas tradizionale semplifica la realtà. Si può integrare con note specifiche per diversi attori, ma diventa meno immediato. Questo è un limite: la VPC è ottima per segmenti relativamente omogenei; quando la decisione di acquisto coinvolge figure con motivazioni diverse, va usata con attenzione o affiancata da altre analisi.
Mancanza della dimensione concorrenza e contesto: Come accennato, la VPC (di per sé) non considera i competitor né altri elementi esterni. Ciò è ereditato dal Business Model Canvas, che volutamente non include la concorrenza direttamenteessay.utwente.nl. Questo può portare a un bias se non si ha l’accortezza di integrare mentalmente queste informazioni. Ad esempio, potresti identificare un pain del cliente e un tuo pain reliever, ma se un concorrente lo risolve in modo ancora migliore o più economico, la tua value proposition potrebbe non essere sufficientemente forte. Quindi, uno svantaggio è che la VPC va contestualizzata: da sola non dà indicazioni sul posizionamento relativo rispetto ad altri né sui trend di mercato.
Staticità e validità temporale: La Canvas rappresenta una fotografia delle tue ipotesi in un dato momento. Se le preferenze dei clienti evolvono o se l’azienda modifica l’offerta, una VPC non aggiornata può diventare obsoleta o addirittura fuorviantemooncamp.com. Alcuni criticano l’uso del Canvas quando viene fatto una volta e poi archiviato: così si ha l’illusione di aver “fatto il lavoro” mentre magari le condizioni sono cambiate. Il valore della VPC si manifesta solo con un uso continuativo e iterativo. La necessità di aggiornarla regolarmente potrebbe essere vista come uno “svantaggio” in termini di sforzo continuo, ma è intrinseca al mantenersi allineati col mercato. Dunque, richiede disciplina: non offre risposte eterne, è un processo.
Richiede una buona conoscenza del cliente (altrimenti è garbage-in garbage-out): Se un team compila la VPC senza reale conoscenza del cliente – magari basandosi su stereotipi o brainstorming interni senza ricerca – il risultato sarà poco affidabile. La Canvas è solo un contenitore: la qualità dipende dai dati e insight che vi inserisci. Alcuni potrebbero restare delusi dallo strumento dicendo “non è servito a niente”, ma spesso è perché non avevano informazioni valide sui clienti all’inizio. Quindi, il limite è che non sostituisce la ricerca di mercato o il customer development; anzi, li presuppone. Va usata in combinazione con interviste, osservazioni e test, altrimenti c’è il pericolo di costruire una finta sicurezza attorno a ipotesi sbagliateessay.utwente.nl.
In conclusione, il Value Proposition Canvas è uno strumento potente ma da usare con consapevolezza. I suoi vantaggi – focalizzazione sul cliente, semplicità, chiarezza, allineamento del team – lo rendono quasi indispensabile nelle fasi iniziali di sviluppo di un modello di business. Tuttavia, bisogna ricordare i suoi limiti e adottare contromisure: arricchirlo con contesto, mantenerlo aggiornato, e soprattutto basarlo su evidenze. Così facendo, si massimizza la sua utilità come bussola strategica.
Conclusione
In conclusione, il Value Proposition Canvas si rivela un compagno indispensabile per chi avvia o gestisce un business innovativo. Grazie ad esso, startupper, imprenditori e manager possono ottenere una comprensione chiara e condivisa di come la loro offerta crea valore per specifici clienti, evitando di cadere nella trappola di sviluppare prodotti che nessuno vuole. Abbiamo visto cos’è il VPC, come è strutturato nei suoi elementi (Jobs, Pains, Gains da una parte e Products, Pain Relievers, Gain Creators dall’altra), e come compilarlo correttamente passo-passo, con consigli pratici per massimizzarne l’efficacia. Abbiamo anche discusso i vantaggi – dalla focalizzazione sul cliente alla semplicità e rapidità nell’iterare il product-market fit – e i limiti – come la necessità di validare le ipotesi e di considerare fattori esterni – di questo strumento.
Gli esempi pratici forniti, che spaziano in 10 settori diversi, dimostrano come il Canvas possa essere applicato a qualsiasi idea di business per definirne chiaramente la proposta di valore. Dalla piattaforma SaaS tecnologica alla startup alimentare anti-spreco, dal servizio di moda personalizzata all’app fintech per il budget personale, in ogni scenario la Value Proposition Canvas aiuta a mettere nero su bianco ciò che il cliente cerca e come la nostra soluzione lo soddisfa. Questo esercizio porta a insight fondamentali: magari scopriamo un pain del cliente a cui non avevamo pensato, o realizziamo che una caratteristica del prodotto non genera alcun gain effettivo. Meglio saperlo prima, su un canvas, che dopo aver lanciato il prodotto!
In definitiva, usare con metodo il Value Proposition Canvas consente di costruire prodotti e servizi intorno ai bisogni reali delle persone, aumentando enormemente le chance di successo di una startup. Come evidenziato in letteratura, allineare la proposta di valore ai desideri del cliente è il cuore del *product-market fitinteraction-design.org】 e uno dei predittori principali della crescita di un business. Il Canvas è uno strumento semplice ma potente per raggiungere questo allineamento in modo sistematicvbn.aau.dk】, stimolando discussioni di team, brainstorming creativi e iterazioni rapide.
Il consiglio finale per startupper e innovatori è quindi: prima di sviluppare qualunque prodotto o strategia, prendete il Value Proposition Canvas e compilatelo. Mettetelo alla prova con clienti veri, aggiornatelo di continuo e usatelo come bussola. Vi aiuterà a mantenere il focus su ciò che conta davvero – creare valore per i vostri clienti – e a comunicare quel valore in modo chiaro a tutto l’ecosistema (team, investitori, partner). In un mercato competitivo, chi capisce a fondo i propri clienti e costruisce proposte di valore su misura per loro, parte già con un grande vantaggio.
Riferimenti bibliografici
Christensen, C. M., Hall, T., Dillon, K., & Duncan, D. (2016). Know Your Customers’ “Jobs to Be Done”. Harvard Business Review, 94(9), 54–62. (Teoria dei job-to-be-done e importanza di considerare dimensioni funzionali, sociali ed emotive dei bisogni dei clientirelativimpact.com】.
Coes, B. (2014). Critically Assessing the Business Model Canvas for Startups (Master’s thesis, University of Twente). (Analisi di forze e limiti del Business Model Canvas e introduzione del Value Proposition Canvas come add-on per migliorare l’allineamento valore-clienteessay.utwente.nlessay.utwente.nl】.
Interaction Design Foundation. (2025). The Value Proposition Canvas. Retrieved from Interaction-Design.org. (Definizione aggiornata di Value Proposition Canvas e citazione di Alex Osterwalder sulla ricerca del product-market fit in modo sistematicointeraction-design.org】.
Intrapreneur Nation. (2023). 4 Hidden Pitfalls of the Value Proposition Canvas (And How to Overcome Them). (Articolo online che evidenzia vantaggi focalizzati sul cliente e semplicità del VPC, nonché limiti come eccessiva focalizzazione sul prodotto e difficoltà nel catturare valore emozionaleintrapreneurnation.comintrapreneurnation.comintrapreneurnation.com】.
Kyhnau, J., & Nielsen, C. (2015). Value Proposition Design: How to Create Products and Services Customers Want – Book Review. Journal of Business Models, 3(1), 81–89. (Revisione accademica del libro di Osterwalder et al. 2014: evidenzia come la VPC colleghi segmenti di clientela e proposte di valore e sia strumento pratico e “fun” per innovarevbn.aau.dkvbn.aau.dk】.
MELIUSform. (n.d.). Value Proposition Canvas: cos’è e come funziona. Retrieved 2025, from meliusform.it. (Spiegazione in italiano delle sezioni del Canvas, con terminologia italiana – riduttori di difficoltà per pain relievers, generatori di vantaggi per gain creators – e enfasi sull’importanza di testare ogni ipotesi clientemeliusform.itmeliusform.it】.
Mooncamp. (2023). What is a Value Proposition Canvas? Retrieved from mooncamp.com. (Glossario online: definizione di VPC come strumento di posizionamento attorno ai bisogni del cliente e descrizione di componenti, vantaggi – customer-centric, focus, risk reduction – e comuni pitfall da evitaremooncamp.commooncamp.commooncamp.com】.
Osterwalder, A., & Pigneur, Y. (2010). Business Model Generation: A Handbook for Visionaries, Game Changers, and Challengers. John Wiley & Sons. (Testo base che introduce il Business Model Canvas; il Value Proposition Canvas si inserisce approfondendo i blocchi Proposta di Valore e Segmenti di Clientela).
Osterwalder, A., Pigneur, Y., Bernarda, G., Smith, A., & Papadakos, T. (2014). Value Proposition Design: How to Create Products and Services Customers Want. John Wiley & Sons. (Libro che ha introdotto formalmente il Value Proposition Canvas; guida pratica su come progettare, testare e gestire proposte di valore in linea con i bisogni dei clienti).
Strategyzer (B. Garner). (2015, Feb 19). 5 Common Mistakes to Avoid When Using the Value Proposition Canvas. Retrieved from strategyzer.com. (Articolo di Strategyzer che indica best practice: considerare Canvas come due blocchi separati, non mescolare segmenti diversi, ecc. Utilizzato per consigli su compilazione e errori da evitarestrategyzer.comstrategyzer.com】.
B2B International. (2023). What is the Value Proposition Canvas? Retrieved from b2binternational.com. (FAQ aziendale che sottolinea la definizione di VPC come framework per allineare prodotto e mercato, sviluppato da Osterwalder, e usi in contesto di refining di offerte esistenti e nuoveb2binternational.com】.
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L’autore del blog
L’autore del blog, Career & Business Coach Nicolò A. Piave, Ph.D.