Cos’è una SWOT analysis?
La SWOT analysis è un metodo di analisi strategica ideato per valutare i fattori chiave che influenzano un progetto, un’azienda o persino la crescita professionale di una persona. L’obiettivo è semplice: identificare i punti di forza e di debolezza interni, insieme alle opportunità e minacce esterne, così da ottenere una visione sintetica ma completa della situazione. Secondo una revisione teorica di Gürel e Tat (2017), la SWOT si può applicare a “un’organizzazione, un piano, un progetto, una persona o un’attività di business”researchgate.net. In altre parole, è uno strumento estremamente flessibile: nato in ambito aziendale, ma utile anche per analisi personali o in qualunque contesto decisionale che richieda valutazioni strategiche.
Da dove nasce il termine SWOT? L’origine esatta non è del tutto certa e vi sono pareri diversi in letteratura. L’acronimo apparve per la prima volta verso la fine degli anni ’60: un gruppo di professori di Harvard guidati da Edmund P. Learned lo descrisse nel 1969 (Learned et al., 1969)members.bestbusinesscoach.ca. Molte fonti attribuiscono la paternità a un ricercatore di Stanford, Albert Humphrey, che negli anni ’60 condusse uno studio sulle aziende Fortune 500 e avrebbe coniato l’acronimo – anche se mancano prove accademiche definitive a riguardomembers.bestbusinesscoach.ca. Altri autori citano origini differenti: ad esempio, Haberberg (2000) sostiene che lo schema SWOT fosse già utilizzato da accademici di Harvard negli anni ’60, mentre Turner (2002) lo attribuisce al famoso guru di strategia Igor Ansoff negli anni ’80members.bestbusinesscoach.ca. Insomma, la SWOT analysis ha oltre mezzo secolo di vita ed è stata sviluppata e raffinata da diversi contributi nel tempomembers.bestbusinesscoach.ca. Indipendentemente da chi l’abbia inventata, oggi questo metodo è riconosciuto come un “classico” degli strumenti di analisi strategicaen.wikipedia.org e viene insegnato regolarmente nelle business school e nei programmi di formazione manageriale di tutto il mondo.
Ma cos’ha di speciale questo strumento? La forza della SWOT sta nella sua semplicità ed efficacia nel sintetizzare informazioni complesse. Helms e Nixon (2010) – che hanno condotto una ricca revisione degli studi sull’argomento – notano che l’acronimo memorabile e la struttura intuitiva hanno contribuito alla diffusione universale della SWOTmembers.bestbusinesscoach.ca. In un’unica matrice 2×2, infatti, si riescono a raccogliere sia gli aspetti interni (forze e debolezze dell’organizzazione o individuo) sia quelli esterni (opportunità e minacce provenienti dall’ambiente) in relazione a un obiettivo strategico. Questo approccio, delineato già da Learned et al. (1969), “riduce la quantità di informazioni da elaborare per facilitare le decisioni”members.bestbusinesscoach.ca. In altre parole, la SWOT aiuta a filtrare e focalizzare l’attenzione sui fattori davvero importanti, evitando di perdersi in dettagli secondari quando si deve prendere una decisione o pianificare una strategia.
Riassumendo, la SWOT analysis è uno strumento decisionale che fornisce una fotografia istantanea della situazione interna ed esterna in cui si trova un’entità (azienda, progetto o persona), evidenziando gli elementi favorevoli e sfavorevoli al raggiungimento di un obiettivo. Nel prossimo paragrafo vedremo nel dettaglio la struttura di questa analisi e il significato di ciascuno dei quattro elementi che la compongono.
La struttura dell’analisi SWOT: i quattro fattori chiave
L’analisi SWOT si presenta tipicamente come una matrice suddivisa in quattro quadranti, ciascuno dedicato a uno dei quattro fattori chiave da esaminare. Due di questi fattori riguardano l’ambiente interno (le caratteristiche proprie dell’organizzazione o della persona oggetto di analisi), mentre gli altri due riguardano l’ambiente esterno (il contesto, il mercato, il settore, la concorrenza, ecc.). È fondamentale capire bene la differenza tra elementi interni ed esterni, perché Punti di Forza e Debolezza sono aspetti su cui l’entità analizzata ha un certo controllo diretto (possono essere migliorati o peggiorati dall’interno), mentre Opportunità e Minacce sono fattori su cui l’entità non ha controllo diretto ma di cui deve tenere conto perché provengono dall’ambiente esterno. Di seguito vediamo nel dettaglio ogni componente:
Strengths (Punti di Forza) – Fattori Interni Positivi
I punti di forza rappresentano tutte le caratteristiche interne positive del soggetto in analisi, quelle che costituiscono dei vantaggi o delle capacità di eccellere. Nel caso di un’azienda, i punti di forza possono essere ad esempio: risorse finanziarie solide, un marchio riconosciuto e apprezzato, tecnologie proprietarie o know-how unico, un team di dipendenti altamente qualificati, processi produttivi efficienti, un ottimo servizio clienti, una posizione di mercato dominante, ecc. Per un individuo (ad esempio in un contesto di career coaching), i punti di forza potrebbero includere: competenze tecniche o specialistiche, un solido background formativo, esperienze lavorative di rilievo, una spiccata capacità di leadership o di comunicazione, un’ampia rete di contatti professionali, qualità personali come creatività, resilienza, disciplina, e così via. In breve, i Strengths rispondono alla domanda: “Quali vantaggi intrinseci abbiamo?” Sono quegli elementi interni che ci danno un vantaggio competitivo o che possiamo sfruttare per raggiungere i nostri obiettivi. Conviene essere molto onesti e specifici nell’elencare i propri punti di forza: riconoscerli chiaramente aiuta a capire su cosa puntare.
Weaknesses (Punti di Debolezza) – Fattori Interni Negativi
I punti di debolezza sono l’altra faccia della medaglia interna: rappresentano tutte le carenze, i limiti e gli aspetti interni migliorabili che costituiscono uno svantaggio. Per un’azienda, potrebbero essere punti di debolezza: la mancanza di risorse finanziarie, macchinari obsoleti, un portafoglio prodotti limitato o poco diversificato, scarsa notorietà del marchio, dipendenza eccessiva da un singolo fornitore o cliente, problemi organizzativi interni, alti costi operativi, competenze carenti in qualche area chiave, ecc. Per un individuo in ambito professionale, possibili debolezze possono includere: lacune di formazione (es. mancanza di certificazioni richieste), scarsa esperienza in un certo campo, abilità tecniche non aggiornate, difficoltà in alcune soft skill (ad esempio scarse capacità di parlare in pubblico, o poca propensione al lavoro di squadra), una rete di contatti limitata, oppure situazioni personali che ostacolano (es. poca flessibilità negli orari, necessità di migliorare una lingua straniera, ecc.). I Weaknesses rispondono alla domanda: “In cosa siamo carenti o vulnerabili internamente?”. Elencare onestamente i propri punti deboli è fondamentale: solo riconoscendoli è possibile lavorarci sopra o trovare strategie per compensarli. Da un punto di vista strategico, conoscere i propri limiti permette di evitare passi falsi e di preparare piani di miglioramento mirati.
Opportunities (Opportunità) – Fattori Esterni Positivi
Le opportunità sono fattori esterni potenzialmente vantaggiosi su cui però non abbiamo controllo diretto, ma che possiamo cogliere o sfruttare a nostro favore. In pratica, sono condizioni del contesto esterno che, se opportunamente intercettate, possono favorire il raggiungimento dei nostri obiettivi. Per un’azienda, esempi di opportunità esterne possono essere: la crescita di un mercato emergente in cui l’azienda potrebbe espandersi, nuovi bisogni dei consumatori che l’azienda è ben posizionata per soddisfare, progressi tecnologici che l’azienda può adottare per migliorare i propri prodotti/servizi, cambiamenti normativi favorevoli (es. incentivi fiscali, deregolamentazioni), debolezze dei concorrenti sul mercato, possibilità di partnership strategiche, trend socio-culturali che aumentano la domanda per i prodotti dell’azienda, ecc. Per un individuo in ottica carriera, opportunità esterne potrebbero includere: offerte di lavoro in aumento nel proprio settore di competenza, carenza di figure professionali con le proprie skill (quindi alta domanda), disponibilità di borse di studio o finanziamenti per formazione avanzata, eventi di networking o fiere dove farsi conoscere, evoluzioni tecnologiche che creano nuovi ruoli professionali in linea con le proprie capacità, crescita economica in una regione dove si vorrebbe lavorare, ecc. In sintesi, le Opportunities rispondono alla domanda: “Quali circostanze esterne possiamo sfruttare a nostro vantaggio?”. Riconoscere un’opportunità significa individuare dove esistono spiragli promettenti nell’ambiente: si tratta poi di valutare se e come la nostra organizzazione o noi stessi possiamo muoverci per approfittarne.
Threats (Minacce) – Fattori Esterni Negativi
Le minacce sono l’ultimo quadrante dell’analisi SWOT e rappresentano fattori esterni potenzialmente sfavorevoli o dannosi per noi. Anche qui, come per le opportunità, non abbiamo controllo diretto su di esse, ma sapere che esistono ci consente di preparare strategie per mitigarle o affrontarle. Per un’azienda, esempi comuni di minacce esterne sono: l’ingresso sul mercato di nuovi concorrenti agguerriti, un cambiamento normativo restrittivo (es. nuove tasse, regolamenti ambientali più severi) che aumenta i costi o limita l’attività, un calo della domanda nel settore a causa di una recessione economica o di un cambio di preferenze dei consumatori, innovazioni da parte di competitor che rendono obsoleti i nostri prodotti, penuria di materie prime o forniture (supply chain) dovuta a crisi geopolitiche, aumenti del costo del lavoro o delle materie prime, e così via. Per un individuo in carriera, possibili minacce esterne includono: un aumento della concorrenza nel mercato del lavoro (molti candidati qualificati per pochi posti), l’automazione o l’intelligenza artificiale che rischiano di sostituire il proprio ruolo professionale, una crisi economica generale o di settore che riduce assunzioni e salari, cambiamenti nei requisiti professionali (ad esempio nuove certificazioni obbligatorie) che ci trovano impreparati, responsabilità familiari o di salute che limitano la possibilità di cogliere opportunità lontano da casa, ecc. In breve, le Threats rispondono alla domanda: “Quali elementi esterni potrebbero ostacolarci o danneggiarci?”. Identificarli in anticipo consente di elaborare piani di contingenza: ad esempio, se sappiamo che un certo rischio potrebbe materializzarsi (come un nuovo concorrente), possiamo pensare a strategie difensive o diversificare le nostre attività per ridurre l’impatto di quella minaccia.
Fattori interni vs esterni: è importante ribadire la distinzione. Strengths e Weaknesses sono interni – riguardano noi (l’azienda o la persona) – mentre Opportunities e Threats sono esterni – riguardano ciò che accade fuori. Alcuni elementi a volte possono sembrare ambigui (ad esempio: “la fedeltà dei clienti” è una nostra forza interna o un’opportunità esterna? In genere la si considera un punto di forza interno, perché deriva dalla qualità interna del nostro prodotto/servizio e dalle nostre relazioni con i clienti). Mantenere chiara la distinzione aiuta a strutturare meglio l’analisi. Spesso, infatti, si parla anche di analisi “interna-esterna” proprio riferendosi alla SWOT, che mette in relazione ciò che abbiamo dentro con ciò che succede fuorincbi.nlm.nih.govncbi.nlm.nih.gov. Alcuni esperti suggeriscono addirittura di partire dall’analisi esterna (Opportunità/Minacce) prima di quella interna, per evitare di farsi troppo condizionare dai pregiudizi interni quando si osserva il mercatoen.wikipedia.org. Ad esempio, guardare prima alle tendenze del mercato e alle mosse dei concorrenti (esterno) può aiutare a valutare i propri punti di forza/debolezza con maggiore obiettività. Non esiste però un ordine obbligato: l’importante è considerare tutti e quattro i quadranti in modo critico e sincero.
La matrice SWOT risultante dall’analisi spesso viene rappresentata visivamente come uno schema a quattro riquadri, due in alto (Forza, Debolezza) e due in basso (Opportunità, Minacce) – in modo da avere un colpo d’occhio immediato. Questo schema aiuta a vedere se, ad esempio, i punti di forza superano quelli di debolezza, o se ci sono più opportunità che minacce, ecc. Generalmente, come risultato finale si avrà una lista di bullet point sotto ciascuna delle quattro categorie. A questo punto, la SWOT in sé è pronta – ma il lavoro non finisce qui: essa è un punto di partenza per riflettere sulle strategie. Idealmente, dopo aver compilato la matrice SWOT, bisogna chiedersi: “Come posso usare i miei punti … di forza per sfruttare le opportunità?”, “Come posso mitigare le mie debolezze e proteggermi dalle minacce?”. Questo passaggio è cruciale perché trasforma una semplice lista di fattori in azioni strategiche concrete. Prima di arrivarci, però, vediamo come realizzare correttamente una SWOT analysis.
Come compilare un’analisi SWOT (guida passo-passo)
Ora che conosciamo gli elementi costitutivi della SWOT analysis, passiamo alla pratica: come si procede per compilare una SWOT efficace? Di seguito presentiamo un approccio passo-passo che puoi seguire, sia che tu stia analizzando un’azienda, un progetto o te stesso in ottica di carriera. Questa guida si adatta bene anche al contesto del coaching, dove coach e coachee possono collaborare nell’eseguire l’analisi.
Passo 1: Definire l’obiettivo e il perimetro dell’analisi. Prima di tutto, chiarisci cosa stai analizzando e per quale scopo. Si tratta di un’analisi aziendale generale, di un progetto specifico, oppure di una valutazione personale di carriera? Definisci l’obiettivo: ad esempio, “Valutare la posizione competitiva dell’Azienda X nel mercato Y per il prossimo anno”, oppure “Analizzare me stesso in vista di una promozione a manager”. Definire bene il perimetro aiuta a tenere l’analisi focalizzata. Inoltre, stabilisci l’orizzonte temporale (la SWOT è una fotografia del momento attuale, ma in funzione di obiettivi futuri – es: 6 mesi, 1 anno, 5 anni).
Passo 2: Raccogliere informazioni di base. Una SWOT efficace si basa su dati e conoscenze. Prima di iniziare a elencare fattori a caso, conviene raccogliere le informazioni rilevanti. Ad esempio, se l’analisi riguarda un business, raccogli dati sulle performance interne (report finanziari, feedback dei clienti, indicatori chiave) e informazioni sul contesto esterno (analisi di mercato, tendenze del settore, mosse dei concorrenti, sviluppi tecnologici, quadro normativo). In ambito personale, significa fare un bilancio delle proprie competenze, risultati, feedback ricevuti, e informarsi sul mercato del lavoro relativo (richieste delle aziende, salari, competenze emergenti, ecc.). Questa fase preliminare serve a alimentare la riflessione: più sono solide le informazioni, più significativa sarà la SWOT.
Passo 3: Elencare i Punti di Forza (Strengths). Inizia l’analisi vera e propria concentrandoti sui punti di forza interni. Puoi farlo individualmente o, meglio ancora, coinvolgendo un team (colleghi, collaboratori) se stai analizzando un’organizzazione. Brainstorming è la parola chiave: raccogli tutte le caratteristiche positive interne. Un metodo utile è porsi domande mirate. Esempi: “Quali sono le cose che facciamo meglio dei nostri concorrenti?”, “Quali risorse uniche possediamo?”, “Quali successi recenti abbiamo ottenuto e grazie a quali qualità?”. In un contesto personale: “Quali sono le mie competenze o talenti riconosciuti?”, “In cosa eccello sul lavoro?”, “Quali risultati importanti ho raggiunto finora e grazie a quali abilità?”. Scrivi ogni punto di forza identificato. Cerca di essere specifico e onesto. Ad esempio, non limitarti a dire “ottimo servizio clienti” ma specifica perché (es. “alto tasso di soddisfazione clienti 95% nelle survey”). Pro tip: Valuta i punti di forza relativamente al contesto: una caratteristica è una forza solo se ti dà effettivamente vantaggio su altri o valore aggiunto per l’obiettivo scelto.
Passo 4: Elencare i Punti di Debolezza (Weaknesses). Passa poi ai punti di debolezza interni. Anche qui, il brainstorming sincero è fondamentale. Può essere utile chiedersi: “Cosa potremmo migliorare internamente?”, “In quali aree stiamo avendo problemi o riceviamo critiche?”, “Cosa sanno fare meglio di noi i concorrenti?” (per un’azienda), oppure “Quali competenze mi mancano per avanzare?”, “In quali attività ho performance meno brillanti o mi sento insicuro?” (per un individuo). La tentazione potrebbe essere di sorvolare sui difetti, ma una SWOT utile richiede onestà brutale su questo punto. Spesso aiuta adottare la giusta mentalità: considerare le debolezze non come colpe, ma come aree di miglioramento. Ad esempio, ammettere “scarsa presenza online del brand” o “difficoltà nel delegare compiti da parte del CEO” è già il primo passo per trovare soluzioni. Nel caso personale: riconoscere “inglese non fluente” o “poca esperienza di gestione team” permette di pianificare formazione o esperienze ad hoc. Anche qui, essere specifici: invece di “vendite deboli”, meglio “vendite calate del 10% nell’ultimo trimestre, sotto la media di settore”. Questo rende più concreta la consapevolezza della debolezza.
Passo 5: Identificare le Opportunità (Opportunities). Ora sposta il focus all’esterno e considera le possibili opportunità offerte dal contesto. Per individuarle, un buon approccio è analizzare i trend, i cambiamenti e le condizioni esterne e chiedersi: “Quali di questi possono giovare alla nostra attività/carriera?”. Per un business: “Ci sono nuovi mercati o segmenti di clientela che emergono?”, “C’è una tecnologia emergente che possiamo adottare prima degli altri?”, “Sta crescendo la domanda di un prodotto in cui abbiamo competenze?”, “Un concorrente importante è in difficoltà o ha lasciato spazio libero?”, “Ci sono partnership o finanziamenti disponibili di cui possiamo approfittare?”. Per un individuo: “Il mio settore è in crescita o ci sono nuove figure richieste?”, “Posso approfittare di programmi di mentorship o di borse di studio per formarmi meglio?”, “Conosco qualcuno che potrebbe offrirmi un’opportunità lavorativa?”, “C’è carenza di professionisti con la mia competenza in questo momento, tale da rendermi più ricercato?”. Elenca tutte le opportunità rilevanti. Ricorda che qui si tratta di cose esterne: non dipendono da te, ma devi essere tu a coglierle al volo se ci sono. Mantieni il focus su opportunità realistiche e pertinenti al tuo obiettivo (una tecnologia rivoluzionaria può essere un’opportunità solo se hai modo di adottarla in concreto).
Passo 6: Identificare le Minacce (Threats). Infine, completa la matrice pensando alle minacce esterne. Domande utili: “Cosa nell’ambiente esterno potrebbe ostacolarci o danneggiarci?”, “Quali cambiamenti potrebbero mettere in crisi il nostro successo attuale?”. Nel caso di un business: “Stanno per entrare nuovi concorrenti o prodotti alternativi sul mercato?”, “Come potrebbe cambiare la regolamentazione nel settore?”, “Il comportamento dei consumatori sta cambiando in modo sfavorevole per noi?”, “Ci sono elementi macroeconomici (crisi, inflazione, tassi) che ridurranno la domanda?”, “Forniamo un prodotto che potrebbe essere reso obsoleto da un’innovazione tecnologica imminente?”. Nel caso di una carriera individuale: “Il mio ruolo professionale rischia di essere automatizzato o esternalizzato?”, “La competizione per la promozione che voglio è molto alta (colleghi qualificati)?”, “Ci sono fattori personali/familiari che potrebbero limitare la mia disponibilità a cogliere nuove opportunità?”, “L’azienda/settore in cui lavoro è in declino o affronta crisi?”. Elenca tutte le minacce possibili. Anche se può sembrare un esercizio pessimista, è essenziale per prepararsi: una volta note le minacce, si possono sviluppare piani di emergenza o strategie di mitigazione. Ad esempio, se sai che in un anno entrerà un nuovo competitor, puoi iniziare ora a rafforzare la fidelizzazione dei tuoi clienti.
Passo 7: Organizzare i risultati nella matrice. Dopo aver raccolto tutti i punti nei quattro elenchi, disponili in un formato organizzato – tipicamente la matrice 2×2. Puoi disegnarla su carta, alla lavagna o usare un semplice foglio digitale o un tool di office. L’importante è avere chiaro in un unico quadro tutti e quattro i quadranti. In questa fase potresti renderti conto che alcuni elementi richiedono di essere affinati o riformulati: cerca di evitare duplicati (es. se avevi scritto come debolezza “marketing limitato” e come minaccia “concorrenza forte nel marketing”, nota che sono collegati – la minaccia enfatizza la debolezza interna). Mantieni ogni punto nella categoria più appropriata.
Passo 8: Dare priorità ed elaborare strategie. Una volta completata la matrice SWOT, prenditi del tempo per analizzarla criticamente. Quali punti di forza emergono come i più decisivi? Quali debolezze sembrano più urgenti da correggere? Quale opportunità è assolutamente da cogliere subito? Quale minaccia costituisce il rischio maggiore? È utile dare un ordine di priorità o un peso ai vari elementi, perché spesso la lista può essere lunga ma non tutto ha lo stesso impatto. Ad esempio, potresti evidenziare i top 3 in ogni quadrante. Fatto ciò, cerca di sviluppare delle azioni strategiche. Un approccio classico è quello di “match & convert”: match significa far incontrare punti di forza con opportunità (strategia SO, “massimizzare punti di Forza e Opportunità”), oppure punti di debolezza con minacce per capire come difendersi (strategia WT, “minimizzare Debolezze e Minacce”en.wikipedia.org】. Convert significa provare a trasformare debolezze in forze, o minacce in opportunità, ove possibilen.wikipedia.org】. In pratica, chiediti: “Quali punti di forza specifici posso sfruttare per cogliere questa opportunità esterna?” oppure “Cosa posso fare per impedire che questa debolezza interna mi esponga a quella minaccia esterna?”. Ad esempio: se un tuo punto di forza è l’innovazione rapida (interno) e vedi un’opportunità in una nuova tecnologia (esterno), la strategia potrebbe essere investire subito in R&D per un nuovo prodotto che unisca i due fattori. Oppure, se hai una debolezza in marketing digitale e una minaccia è un concorrente molto aggressivo online, la strategia potrebbe essere formare il team marketing o assumere un esperto per colmare la lacuna prima che il concorrente guadagni troppo terreno.
Passo 9: Aggiornare periodicamente l’analisi. Infine, ricorda che la SWOT non è “una e fatta per sempre”. Essendo una fotografia del momento, rischia di diventare obsoleta se il contesto cambia – e oggi i contesti cambiano rapidamente. Le opportunità di ieri possono sfumare domani, nuove minacce possono emergere improvvisamente (basti pensare a quanto eventi globali imprevisti possano stravolgere settori interi). Quindi, è buona pratica rivedere e aggiornare la SWOT periodicamente, soprattutto in occasione di pianificazioni strategiche annuali o quando avvengono cambiamenti significativi interni o esterni. In un percorso di coaching, ad esempio, il coach potrebbe rivedere la SWOT con il coachee dopo alcuni mesi per valutare i progressi: forse qualche punto di debolezza è stato superato (e non è più tale), o magari è stata colta un’opportunità e ora diventa un punto di forza.
Seguendo questi passi, si può compilare una SWOT analysis robusta e utile. Ricapitolando: chiarisci l’obiettivo, raccogli i dati, fai brainstorming di forze, debolezze, opportunità, minacce, organizza tutto e poi usa i risultati per pianificare azioni. Nel prossimo capitolo esamineremo i vantaggi di questo strumento (cosa lo rende così popolare) e i suoi limiti o possibili svantaggi, secondo quanto emerso anche dalla ricerca e dall’esperienza pratica.
Vantaggi e svantaggi della SWOT analysis
Come ogni strumento, anche la SWOT analysis presenta sia punti di forza (ironico, vero?) sia punti deboli in sé. È importante conoscerli per capire quando e come usarla al meglio, evitando di sopravvalutarla o di applicarla in modo errato. In questa sezione analizziamo i principali vantaggi (i “pro”) e svantaggi (i “contro” o limiti) della SWOT, supportandoci con quanto emerso in studi e letteratura manageriale.
Vantaggi della SWOT analysis
Semplicità e intuitività. La SWOT è estremamente semplice da capire e da utilizzare. Richiede solo carta e penna (o una lavagna) e la conoscenza della propria realtà. Anche team non esperti di analisi strategica possono partecipare facilmente. Questa semplicità la rende uno strumento democratico: tutti possono contribuire con idee durante un brainstorming SWOT. Helms e Nixon (2010) sottolineano che la semplicità e il formato accattivante dell’acronimo hanno permesso alla SWOT di diventare pervasiva a tutti i livelli di pianificazionmembers.bestbusinesscoach.ca】. Non serve software complesso né formazione specialistica per iniziare a usarla.
Visione d’insieme equilibrata. Uno dei maggiori punti di forza sta nella visione olistica che fornisce. Mettendo insieme fattori interni ed esterni in un unico quadro, la SWOT costringe a guardare sia dentro che fuori. Molti strumenti di analisi si focalizzano solo su un aspetto (es. analisi finanziaria interna, oppure analisi di mercato esterna). La SWOT invece collega i due mondi, offrendo un panorama completo. Questo è utile per cercare l’allineamento strategico (strategic fit) tra ciò che un’organizzazione può fare e ciò che l’ambiente offren.wikipedia.org】. Ad esempio, Glaister e Falshaw (1999) la considerano uno degli strumenti più apprezzati e diffusi proprio perché aiuta a connettere punti di forza interni con opportunità di mercato esterne, facilitando la formulazione di strategie integratmembers.bestbusinesscoach.camembers.bestbusinesscoach.ca】.
Flessibilità di applicazione. La SWOT si adatta praticamente a qualsiasi contesto: profit, non-profit, pubblico, privato, grande azienda, piccola impresa, start-up, singolo professionista, studente in cerca di orientamento, team di progetto, ecc. È usata “a diversi livelli di analisi, incluse aziende, organizzazioni non-profit, unità governative e individuien.wikipedia.org】. Pochi strumenti strategici hanno questa versatilità. Puoi usarla per pianificare la strategia quinquennale di una multinazionale, come anche per decidere il prossimo passo nella tua carriera personale. Questa flessibilità la rende uno strumento universale di coaching e pianificazione: nel business coaching aiuta l’imprenditore a inquadrare la propria attività, nel career coaching aiuta il cliente a fare il punto su se stesso.
Stimolo al brainstorming e al confronto. Realizzare una SWOT in gruppo è un ottimo esercizio di teamwork e brainstorming. Durante una sessione SWOT in azienda, diverse funzioni aziendali possono portare prospettive differenti: il marketing evidenzierà opportunità di mercato, l’IT riconoscerà forse debolezze tecniche da migliorare, il reparto HR potrà valorizzare i punti di forza nelle competenze interne, ecc. Questo scambio di idee arricchisce l’analisi. Uno dei motivi del successo della SWOT è che *“può essere costruita rapidamente e beneficiare di punti di vista multipli come esercizio di brainstorming”members.bestbusinesscoach.ca】. È uno strumento che favorisce la partecipazione: in una riunione strategica, tutti possono intervenire con contributi sui vari quadranti. Ciò spesso aumenta la consapevolezza condivisa della situazione e l’allineamento del team sugli aspetti critici.
Focalizzazione sulle questioni chiave. La SWOT, per sua natura, spinge a identificare ciò che è davvero rilevante (nel bene e nel male) per il successo. Se fatta bene, porta a sintetizzare una mole enorme di informazioni e osservazioni in pochi punti essenziali. Questo aiuta i decision-maker a non perdersi nei dettagli e a focalizzarsi sulle priorità. In pratica funge da filtro: su un foglio A4 hai la “mappa” delle cose più importanti su cui lavorare. In un mondo aziendale dove i dati e i problemi possono essere tanti e dispersivi, la SWOT offre un momento di chiarificazione: ecco su cosa dobbiamo concentrare l’attenzione. Se emergono, ad esempio, 3 minacce critiche, sarà chiaro a tutti che quelle tre vanno monitorate e affrontate con piani specifici.
Costo praticamente nullo. Dal punto di vista pratico, condurre una SWOT analysis non costa nulla o molto poco. Non servono consulenti esterni (a meno che non si voglia un facilitare), non servono strumenti costosi, né investimenti in ricerche di mercato estensive (anche se avere dati aiuta, come detto). Molte piccole imprese o professionisti adottano la SWOT proprio perché è un modo a costo zero di iniziare un’analisi strategica. Anche in ambito coaching, è un’attività che si può fare in poche sessioni senza costi aggiuntivi, ma che dà molto valore in termini di consapevolezza e orientamento.
In sintesi, i vantaggi della SWOT analysis risiedono nella sua facilità d’uso, universalità e capacità di sintesi. Non a caso è spesso definita un “tool tried-and-true” (collaudato e vero) della strategien.wikipedia.org】. Tuttavia, come molti strumenti semplici, ha anche dei limiti importanti da tenere a mente.
Svantaggi e limiti della SWOT analysis
Superficialità e rischio di generalizzazioni. Uno dei principali critici punti deboli della SWOT è che può rimanere a un livello troppo superficiale. Elencare fattori con qualche parola chiave (tipicamente bullet point brevi) può dare un falso senso di aver analizzato a fondo la questione, mentre invece mancano dettagli e dati di supporto. Hill e Westbrook, in un famoso articolo critico del 1997, affermarono addirittura che molte SWOT aziendali risultano in *“liste non corroborate e non approfondite, senza discussione o dettaglio”strategyforstudents.wordpress.comstrategyforstudents.wordpress.com】. Se il brainstorming non è accompagnato da un ragionamento rigoroso, c’è il rischio di buttare giù punti generici (buzzword tipo “innovazione”, “qualità”, “concorrenza aggressiva”) che però non offrono vera analisi. In pratica, la SWOT da sola non fornisce soluzioni né analisi causali; è solo una raccolta di percezioni che va poi approfondita. Se questo non avviene, resta un esercizio superficiale. Alcuni critici la definiscono perciò troppo semplicistica se usata in modo acritico.
Bias e percezioni soggettive. La qualità di una SWOT dipende totalmente da chi la compila e dalle sue capacità di analisi. C’è un forte rischio di bias cognitivi: ad esempio, il team interno potrebbe avere una visione autocelebrativa e inserire tanti punti di forza ignorando alcune debolezze (o viceversa un team troppo autocritico potrebbe esagerare le debolezze). Oppure si potrebbe confondere desideri con realtà, inserendo come opportunità cose che in realtà non sono opportunità concrete. Essendo basata su brainstorming, la SWOT riflette le percezioni dei partecipanti in quel momento, che possono essere incomplete o distorte. Se “poche persone” conducono l’analisi, c’è il rischio di misrepresentation: rappresentare la realtà in modo erratncbi.nlm.nih.gov】. Ad esempio, un manager potrebbe insistere che “il nostro prodotto è il migliore sul mercato” (forza) ma magari manca il feedback dei clienti a supporto. Per mitigare questo, è bene basare la SWOT su dati oggettivi quando possibile e coinvolgere prospettive diversificate, oppure avere un facilitatore esterno che sfidi le affermazioni.
Mancanza di priorità e peso relativo. Una SWOT di base spesso non fornisce indicazioni su cosa è più importante. Si ottiene un elenco, ma non aiuta a capire immediatamente quali fattori abbiano l’impatto maggiore. Nulla nella tecnica standard obbliga a pesare o ordinare i punti. Questo può portare o a dare uguale importanza a tutto (errore strategico, perché non tutto è critico allo stesso modo) oppure, all’opposto, a tralasciare collegamenti tra fattori. Ad esempio, una debolezza minore potrebbe in realtà diventare gravissima se collegata a una certa minaccia, ma la SWOT di per sé non esplicita queste relazioni. Sono l’analista o il team che devono fare uno sforzo ulteriore per ordinare e collegare i punti. Se ciò non accade, la SWOT rimane una lista piatta, dalla quale è difficile trarre conclusioni operative. Alcuni gruppi, dopo aver appeso i 4 fogli al muro, non sanno bene cosa fare dopo – e vanno semplicemente oltre, *sprecando l’analisistrategyforstudents.wordpress.comstrategyforstudents.wordpress.com】.
Istante statico, manca la dimensione temporale. La SWOT cattura una situazione in un dato momento. Come notato anche da alcuni autori, è una fotografia staticncbi.nlm.nih.gov】. Non incorpora automaticamente l’evoluzione nel tempo di quei fattori. Ad esempio, mette “Trend di mercato X” come opportunità ora, ma non dice nulla su quando quell’opportunità si concretizzerà o per quanto tempo durerà. Sta al team poi valutare la tempistica. Inoltre, non differenzia tra fattori certi e incerti: minacce molto speculative (es. “possibile nuova tecnologia disruptive in futuro”) appaiono accanto a minacce certe (“nuova legge approvata ieri”) senza indicazione del grado di probabilità. Questa staticità e mancanza di profondità temporale e probabilistica è un limite rispetto ad altre analisi (come analisi di scenario, analisi PESTEL che ragiona sulle tendenze macro, ecc.). In scenari molto dinamici, basarsi solo su una SWOT può far perdere sfumature temporali importanti.
Non fornisce da sola soluzioni o decisioni. Forse il limite più ovvio: la SWOT identifica ma non risolve. È uno strumento diagnostico, non terapeutico. Dopo aver fatto una SWOT, il vero lavoro comincia nel formulare strategie e piani d’azione. Se il team non compie questo passo, la SWOT rimane fine a se stessa. Alcune critiche (Hill & Westbrook, 1997) evidenziarono proprio che in molte aziende l’output della SWOT non veniva poi utilizzato per nessuna azione concretstrategyforstudents.wordpress.com】. Le liste venivano fatte e poi messe da parte – uno spreco di tempo. La SWOT quindi non garantisce di per sé il successo: tutto dipende da come si implementano le strategie in base ad essa. Inoltre, la SWOT non indica come valutare l’importanza di ogni fattore né come trovare le strategie ottimali: servono ulteriori strumenti o la competenza strategica del management per andare oltre.
Possibile eccesso di elementi e confusione. Un altro svantaggio riscontrato nella pratica è che non essendoci regole ferree su quanti elementi inserire, alcune analisi SWOT diventano lunghissime e caotiche. Se ogni membro del team elenca 10 punti di forza, ci si può ritrovare con 30-40 voci in quel quadrante, perdendo il vantaggio della sintesi. Avere troppi punti rende poi arduo il follow-up strategico. Questo può succedere specialmente in gruppi numerosi dove non si filtrano le idee. Una buona pratica è cercare di limitare o consolidare i punti, ma la tecnica in sé non lo impone. Dunque la qualità dell’output può variare molto: alcune SWOT sono brevissime e poco significative, altre sono prolisse al punto da essere inutilizzabili. Serve equilibrio ed esperienza nel facilitare il processo.
In conclusione, la SWOT analysis è potentemente semplice ma non infallibile. Come nota un articolo medico che ne discute i limiti, alcuni critici la considerano “troppo formulaica e superficiale”, e avvertono che se condotta senza “vera riflessione critica di gruppo” può portare a risultati fuorviantncbi.nlm.nih.govncbi.nlm.nih.gov】. La chiave sta nel come la si usa: la SWOT funziona meglio se supportata da dati, se condotta con spirito critico e se seguita da analisi più approfondite e pianificazione. Molte aziende suppliscono ai limiti integrando la SWOT con altri strumenti (ad es. analisi PESTLE per i fattori esterni macro, o matrici di confronto competitivo, oppure matrici TOWS per incrociare formalmente i fattori e generare strategie). Nel coaching, il coach deve assicurarsi che il coachee non si limiti a elencare punti, ma che rifletta su di essi e li traduca in un piano d’azione personale.
Riassumendo: vantaggi – semplice, accessibile, visione completa, versatile, stimola discussione, costo zero. Svantaggi – rischio di superficialità, soggettività, mancanza di priorità, staticità, nessuna soluzione automatica, qualità variabile. Con questa consapevolezza, possiamo utilizzare al meglio la SWOT analysis, evitando trappole e massimizzandone i benefici.
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L’autore del blog
L’autore del blog, Career & Business Coach Nicolò A. Piave, Ph.D.